Questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Ogni giorno incontro pazienti che lamentano disturbi all’articolazione temporo mandibolare (ATM).
Questi disturbi possono limitarsi ad un fastidio passeggiero, ma per molte persone si trasforma in un disturbo invalidante, che limita seriamente le attività di ogni giorno. Gesti semplici come mangiare una mela, parlare più del solito o sbadigliare possono risultare dolorosi o difficili. Nei casi più gravi, l’apertura della bocca si riduce, e a ciò si aggiungono click articolari, blocchi e mal di testa ricorrenti.
Chi soffre di disturbi all’ATM spesso sperimenta un dolore cronico alla mandibola, al volto e al collo, che può peggiorare con la masticazione.
Se leggendo queste righe ti riconosci, riconosci in questi sintomi una certa familiarità sappi che NON è tutto nella tua testa.
I disturbi dell’ATM possono togliere energia vitale, compromettere la qualità del sonno ed essere fonte di stress e irritabilità.
La disfunzione dell’ ATM è molto più di un “doloretto” alla mandibola: può diventare un ostacolo significativo nelle relazioni, nel lavoro e nella qualità della vita.
Molte persone che soffrono di dolori alla mandibola, rigidità articolare o fastidi durante la masticazione non immaginano che dietro a questi disturbi potrebbero esserci degli ormoni: gli estrogeni.
Gli estrogeni, noti soprattutto per il loro ruolo nel ciclo riproduttivo femminile, hanno effetti profondi anche sui tessuti articolari. Uno dei bersagli meno conosciuti è proprio l’ATM, la piccola e sofisticata articolazione che ci permette di parlare, mangiare, ridere.
Con questo articolo vi spiego in modo semplice come gli estrogeni possono contribuire ai disturbi dell’ATM ma soprattutto perché l’ATM è così sensibile agli ormoni.
L’ATM è composta da strutture molto dinamiche: cartilagine articolare, disco fibrocartilagineo, legamenti di sostegno, capsula articolare.
Questi tessuti contengono recettori per gli estrogeni (ERα e ERβ), veri e propri “sensori molecolari” che permettono agli ormoni di modulare metabolismo, risposta infiammatoria e percezione del dolore.
Quando i livelli di estrogeni oscillano — durante il ciclo mestruale, in gravidanza, perimenopausa, menopausa o per motivi terapeutici — anche l’ATM può risentirne.
Non va dimenticato inoltre che cartilagine e disco articolare, hanno una bassa capacità rigenerativa. Questo rende l’ATM particolarmente vulnerabile ai cambiamenti metabolici indotti dagli estrogeni.
Ma come gli estrogeni influenzano l’articolazione?
Regolando l’infiammazione
Gli estrogeni svolgono un ruolo complesso: in condizioni fisiologiche proteggono dalla degenerazione; in caso di oscillazioni importanti o livelli cronicamente elevati, possono stimolare la produzione di enzimi degradativi (MMP-9 e MMP-13), che degradano la matrice extracellulare della cartilagine.
Il risultato? Un ambiente articolare più vulnerabile, che può facilmente sviluppare sinovite e dolore.
Modificando la percezione del dolore
Gli estrogeni agiscono anche a livello del sistema nervoso periferico e centrale. Livelli fluttuanti di estrogeni possono aumentare l’espressione dei recettori del dolore (nocicettori) e abbassare la soglia di attivazione del dolore.
Questo meccanismo spiega perché molte donne sperimentano fasi di aumento dei sintomi dell’ATM in coincidenza con alcune fasi del ciclo o della vita ormonale.
Alterando la biomeccanica articolare
Gli estrogeni influenzano anche la sintesi di collagene e la stabilità dei legamenti. Alti livelli possono portare a maggiore lassità legamentosa e instabilità dell’articolazione. Bassi livelli (come in peri e menopausa) riducono l’idratazione dei tessuti e favoriscono la degenerazione fibrocartilaginea.
Il risultato è una ATM più instabile o più fragile, predisposta a click, blocchi e dolore.
Queste informazioni permettono di capire perché le donne sono più colpite dai disturbi dell’ATM.
Le statistiche parlano chiaro: circa il 70-80% delle persone con disfunzioni all’ ATM sono donne.
Questo è dovuto a diversi fattori:
Il ciclo mestruale comporta fluttuazioni estrogeniche marcate: il picco ovulatorio e la fase premestruale sono spesso associati a un peggioramento dei sintomi.
La gravidanza comporta livelli elevatissimi di estrogeni, che possono favorire lassità legamentosa e infiammazione.
La menopausa comporta un crollo estrogenico che aumenta il rischio di degenerazione articolare e dolore cronico.
Inoltre, alcune condizioni endocrine, come la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che alterano l’equilibrio estrogeno-progesterone, sono associate a una maggiore incidenza di disordini temporo-mandibolari.
Anche il patrimonio genetico può giocare un ruolo: polimorfismi dei geni che codificano i recettori per gli estrogeni (ERα) possono aumentare la vulnerabilità individuale ai disturbi dell’ATM.
Sapere che gli ormoni influenzano l’ATM ci consente di adottare strategie di gestione più personalizzate e consapevoli.
Alla moltitudine di mie pazienti donne che soffrono di disturbi all’ ATM suggerisco sempre di tenere un diario dove elencare con precisione il giorno ed i sintomi: permetterà di riconoscere eventuali correlazioni tra i disturbi ATM e le fasi ormonali.
La cosa più importante per chi soffre di questi disturbi è la risoluzione dei sintomi e questo è ottenibile attraverso un percorso multidisciplinare e collaborativo tra varie figure professionali: odontoiatri specializzati in gnatologia, endocrinologi, terapisti del dolore, fisiatri e ginecologi. La ricerca sta studiando sempre più attentamente il ruolo degli ormoni e dei modulatori selettivi dei recettori estrogenici come possibile supporto integrato nella gestione delle disfunzioni dell’ATM.
Nel caso dell’articolazione temporo-mandibolare, gli estrogeni rappresentano un “filo invisibile” che lega biologia articolare e percezione del dolore.
Riconoscere questi legami aiuta a non banalizzare i sintomi, a individuare soluzioni su misura e, soprattutto, a offrire una visione più completa e attenta verso coloro che soffrono di disturbi talvolta invalidanti.
Concludo questo articolo con un pensiero per tutte le donne che ho incontrato che incontro e incontrerò negli studi dove collaboro e non solo. Donne stanche, esauste e rassegnate. Donne che mi raccontano i giri infiniti fatti fra professionisti non preparati, che invece di sostenerle, comprenderle e aiutarle ad uscire dalla situazione le fanno sentire sbagliate sostenendo che è una questione psicosomatica, mentale, di stress o ansia.
A tutte voi dico che “Non è tutto nella vostra testa. Non siete sole. Non è un caso se i vostri sintomi variano con i cambiamenti ormonali. Esiste una base scientifica. Ascoltare il corpo è il primo passo verso il benessere.”
Riconoscerne l’impatto, prenderla sul serio e agire possono fare la differenza tra convivere con un peso o riprendere il controllo del proprio benessere.
Comunicate apertamente alla vostra igienista di fiducia il disagio che state vivendo, vi potrà sostenere e soprattutto indirizzare ad un odontoiatra preparato al quale dovrete raccontare non solo i sintomi che provate ma anche la vostra storia ormonale: ciclo, uso di contraccettivi, gravidanza, perimenopausa, menopausa, terapia ormonale sostitutiva… Un professionista della salute orale competente ed esperto considererà attentamente l’assetto ormonale in fase di anamnesi e valutazione clinica dei disturbi dell’ATM e troverà per voi la risoluzione migliore!
Non dimenticate mai:
“Ogni sintomo ha una ragione e ogni storia merita ascolto.”