Un sorriso complesso: l’importanza di offrire soluzioni alternative

Viviamo in un’epoca in cui l’attenzione è rivolta soprattutto al volto: alla pelle, alle rughe, ai segni del tempo.

Eppure, il primo dettaglio che gli altri percepiscono di noi è il sorriso.

È lui che apre la relazione, che parla prima delle parole. E proprio per questo, avere un sorriso armonioso non dovrebbe essere considerato un lusso, ma un valore e una possibilità per tutti.

Anche per Sabrina.

Lei da tempo non era soddisfatta dell’aspetto dei suoi denti anteriori: due elementi, il centrale e il laterale di destra, esteticamente compromessi e incapaci di dare armonia all’espressione complessiva. 

L’occasione per cambiare è arrivata quando si è resa necessaria la sostituzione di un vecchio manufatto protesico, il primo premolare di destra.

È proprio in momenti come questi che molti pazienti decidono di “fare un passo in più” e valutare la possibilità di cambiare l’estetica del sorriso.

Il desiderio di Sabrina era chiaro: voleva un sorriso che le permettesse di ridere liberamente senza vergogna , ma aveva bisogno di un preventivo chiaro che le permettesse di capire se la spesa sarebbe stata affrontabile.

Il preventivo che le è stato proposto riguardava la soluzione più logica — e certamente quella capace di garantire il risultato estetico più prevedibile — ovvero due faccette, una sul centrale e una sul laterale di destra. Il primo step di questa proposta clinica prevedeva uno sbiancamento dentale, necessario per dare luminosità a tutto il sorriso.

Un piano terapeutico corretto, preciso e accompagnato da un preventivo chiaro. Tuttavia, per quel preciso momento della sua vita, quella spesa non era per lei sostenibile.

È inutile dire che ne è rimasta delusa: aveva davvero sperato che quel cambiamento fosse alla sua portata.

È stato proprio in quel momento che abbiamo iniziato a valutare un’altra possibilità.

Con lei sono stata chiara e precisa: la prima proposta era la più logica e quella con il risultato estetico garantito. La seconda, pur percorribile, non poteva raggiungere la stessa perfezione.

È proprio in questi momenti che la chiarezza diventa fondamentale: il paziente ha bisogno di sapere esattamente cosa può aspettarsi dalle alternative, senza promesse irrealistiche. Per questo è indispensabile un linguaggio onesto, preciso e competente, capace di spiegare con trasparenza i risultati possibili e i limiti di ciascun percorso. Solo così si evitano false aspettative e si rimane fedeli a ciò che dovrebbe guidare ogni professionista: l’etica e il rispetto per la persona che abbiamo davanti.

La strada alternativa proposta riguardava lo sbiancamento dentale.

Ho spiegato a Sabrina in cosa consistesse questo tipo di trattamento e quali risultati fosse realistico attendersi.

C’era però un ulteriore elemento importante da considerare: i due denti più scuri erano denti non vitali. E i denti non vitali, per loro natura, non rispondono in modo completo allo sbiancamento esterno, perché la pigmentazione è interna.

Che cosa significa questo?

Che per ottenere un colore il più possibile uniforme, era necessario un protocollo specifico di sbiancamento interno.

Questa procedura clinica richiede:
• la preparazione accurata della camera pulpare;
• l’inserimento di un gel sbiancante all’interno del dente;
• applicazioni ripetute secondo la risposta cromatica ed il protocollo scelto.

Ovviamente l’aggiunta di questa procedura prevedeva un preventivo leggermente diverso.

Sabrina, non del tutto convinta di questa sequenza clinica e consapevole che evitando lo sbiancamento interno avrebbe anche risparmiato qualcosa, ha espresso il desiderio di iniziare con il solo trattamento domiciliare, vederne i risultati e poi in caso valutare quello interno.

Ho accolto questa scelta, pur spiegandole con trasparenza che non era possibile prevedere con assolutezza il risultato finale e che il percorso domiciliare, da solo, non poteva garantire la stessa uniformità cromatica.
Lei ha compreso perfettamente ogni passaggio, ogni possibilità e ogni limite, ed è proprio da questa consapevolezza condivisa che abbiamo iniziato il trattamento professionale domiciliare.

Ho realizzato mascherine individuali su misura. All’interno di queste mascherine è stato applicato un gel a base di perossido di carbamide, che agisce in modo graduale giorno dopo giorno, schiarendo progressivamente i denti.

In questo caso si trattava di uno sbiancamento selettivo, perché l’obiettivo principale era uniformare il più possibile. Per questo ho definito tempi di applicazione differenti: più lunghi sugli elementi più scuri, più brevi su quelli già chiari.

Per iniziare, ho rilevato il colore dei denti utilizzando lo spettrofotometro, strumento per me prezioso e indispensabile che consente una valutazione cromatica oggettiva e non influenzata dalle condizioni di luce.

Il colore iniziale dei denti più scuri, quelli devitalizzati, era un C4. Secondo la scala colori utilizzata in odontoiatria, il numero 4 rappresenta un croma molto intenso e, infatti, otticamente il dente appariva molto scuro. Mentre il centrale non devitalizzato presentava un colore D2, un croma decisamente più chiaro.

Dopo 17 applicazioni, Sabrina indossava le mascherine con all’interno il prodotto durante la notte, i denti devitalizzati hanno raggiunto il colore D2 mentre il centrale non devitalizzato e gli altri denti hanno raggiunto un B1 con 10 applicazioni.

Nelle foto sotto si nota la sostanziale differenza cromatica prima e dopo il trattamento.

Mentre nelle foto sotto vediamo il risultato finale della linea del sorriso di Sabrina.

 

 

 

 

 

Il risultato ottenuto è stato superiore a qualsiasi aspettativa: sia dal mio punto di vista clinico, sia — soprattutto — dal punto di vista di Sabrina. Il suo sorriso è apparso da subito rinnovato, più luminoso, più coerente con il suo volto, e la sua soddisfazione è stata immediata.

È vero: permangono alcune zone leggermente più scure in prossimità del colletto, e per eliminarle del tutto sarà necessario, in futuro, ricorrere a protocolli più specifici.

Sabrina lo sa e ha già espresso il desiderio di riprendere il percorso quando le sarà possibile; nel frattempo si gode un sorriso decisamente diverso e migliore rispetto all’inizio.

Questo caso ricorda quanto sia fondamentale rispettare i tempi e le esigenze del paziente, offrendo sempre alternative valide e percorsi personalizzati capaci di migliorare concretamente la situazione dentale del paziente che, anche quando non raggiungono la perfezione clinica, possono comunque rappresentare un cambiamento reale, visibile e significativo.

Perché un bel sorriso non è solo frutto del colore, ma di una serie di aspetti che rendono armonico l’insieme.: la forma del dente, la sua posizione e soprattutto la qualità dello smalto.

P.S. l’occhio più attento noterà che su alcuni denti sono evidenti segni di demineralizzazione dello smalto. Questa condizione è stata da me gestita con protocolli remineralizzanti mirati, applicati sia prima che durante il trattamento sbiancante.
Sabrina ha risolto ciò che per lei era prioritario — l’aspetto estetico — e io ho avuto la possibilità di risolvere un altro aspetto per me fondamentale: la salute e la cura dello smalto.

Altri post che potrebbero interessarti.